venerdì 4 luglio 2008

oggi mi sento così...

Colpa mia

L'ho fatto. Sono andata in ufficio e ho mandato una mail al suo indirizzo. Era venerdì.
Lunedì pomeriggio controllando la posta, le solite decine di mail inutili, tra cose di lavoro e quintalate di spam, ho visto il mittente. Alfredo. Quel nome era lì. Compariva nell'elenco dei mittenti. Mi aveva scritto. Ci ho messo un po' a spostare il cursore sull'oggetto: il fatidico Re:
e mi è comparsa la sua risposta: "Non ci credo! Non ci credo! Tu non sai quante volte ti ho pensata, ti ho sognata...." Ho imparato a memoria le parole. Rileggevo e sorridevo.
Mi diceva di lui della sua vita e mi faceva un sacco di domande.
Così ho risposto. Un'altra mail. E un altro sorriso.
"Non ci credo!" è stato quello che ho detto io dopo i primi secondi di sguardo inebetito fissato nel vuoto, mentre reggevo in mano la cornetta del mio telefono in ufficio e ascoltavo la sua voce.
Aveva letto la mia seconda mail e in pochi minuti aveva trovato il numero del mio ufficio. E ora mi stava telefonando. Già lui era così. E forse quindi lo è ancora.
Spontaneo, galante, dolce e simpatico. Chiacchierone anche.
Non credo che la telefonata sia durata tanto. Ma parlavamo, a raffica uno dietro l'altro, alternando risate e pensieri. Credo che in quei brevi minuti al telefono nel cervello, il mio come il suo, sia passato un vortice di ricordi, emozioni e immagini. Mi ha lasciato il suo cellulare, lho scritto velocemente su un foglietto volante rimasto in ufficio. Scrivevo i numeri e mi chiedvo perché mi dava il suo numero di telefono. Non gli ho nemmeno dato il mio.
Devo mandargli delle mie foto. Vuole sapere come sono adesso. E lui mi manderà quelle di lui con i suoi bambini. Ne ha tre e mi chiedo chi di loro è il suo ritratto in mianiatura.
Sì, è sposato e ha tre bellissimi bambini.

mercoledì 25 giugno 2008

colpa d'alfredo?

Guardavo quella scatola di cartone chiusa dal nastro adesivo. Ero sorpresa e emozionata.Quando il postino aveva consegnato quel pacco avevo avuto un sussulto. Un pacco a me? Perché? Da chi? L'avevo aperto con il sorriso che piano piano compariva sul viso. Dalla carta era comparso un cuscino. Un largo e sottile cuscino di seta rossa. Era un cuore con due morbide braccine di seta bianca che si aprivano. Al centro del cuore dipinto con la tempera bianca la scritta: ti voglio tanto bene... dall'altro lato la firma: Alfredo.
Oggi guidavo la radio accesa e i finestrini abbassati sperando che la velocità rinfrescasse l'aria che passava da un lato all'altro. 35°. Miki dice che il termometro della mia auto è sballato. Ma io non credo. Chiunque ti incontri, dalla commessa del negozio sotto casa al collega di lavoro, per prima cosa ti dice: oggi non si respira. Questo caldo è insopportabile... sì le solite banalità, ma le loro facce sono sempre sfinite e sudaticce... per il caldo. E' davvero infernale.
It's a shame: è il titolo della canzone che sta suonando ora. Non so perché ma questa volta non cambio stazione. Lo faccio sempre quando la sento. E' una vecchia canzone degli anni 80 e io non l'ascolto mai. Non mi sono mai chiesta perché. Di solito sbuffo e cambio. Tutto qui. Invece oggi no. Non sbuffo, non muovo un dito. Il caldo mi ha tolto ogni energia e ogni tipo di reattività. Credo sia per quello. Così non giro. Passivamente lascio andare la canzone, non mi sembra nemmeno di ascoltarla visto che seguo un filo attorcigliato di pensieri. E invece di colpo capisco. Le note della canzone una dietro l'altra sono arrivate chissà dove. Hanno rimosso tra le casse accatastate di una soffitta impolverata e hanno trovato un piccolo scrigno dimenticato. Poi l'esplosione. Rivedo tutto come se fosse ieri, immagini nitidissime scorrono davanti ai miei occhi. L'angolo buio della piccola discoteca sulla lussuosa nave da crociera. La pista vuota illuminata dalle luci che riflettono disegni colorati e la musica. It's a shame. Poi il dolore allo stomaco e quella strana sensazione di sentirlo in gola. Il respiro rotto. Qualcuno parla di farfalle nei film. E io non so cosa si provi ad avere delle farfalle nello stomaco. Ma probabilmente deve essere proprio quello che sto provando. Rivivendo. Nitido e intenso come allora. E mai più. Mentre le sue braccia mi stringono, le nostre bocche si cercano e le mie mani si infilano sotto il suo pullover blu e poi ancora più sotto, spostando la polo per sentire la sua pelle. Rivedo lei mia mani che accarezzano la sua pelle, dal colore morbido e invitante come la cioccolata. Il cuore batte, batte. Forte. E le farfalle ormai impazzite dentro il mio stomaco. It's a shame. Vedo i suoi enormi occhi scuri. Dolcissimi. Persi dentro ai mei. Sento la sua voce. Trema. Come tremano i nostri gesti. Non ricordavo più quelle emozioni. Non ricordavo quella intensità. Non ricordavo. E basta. Ma come si fa a ricordare! Come si fa anche solo a pensare che quello che ti succede a 16 anni sia la cosa più vicina e simile all'amore? A 16 anni? E lui ne aveva 15!!! E' il caldo che fa questi scherzi..... il caldo... sì, deve essere per forza così.
E però com'è che quelle sensazioni di cui mi sono ricordata solo ora, che ho risentito con ogni centimetro di me stessa, del mio corpo e della mia anima, sono assolutamente uniche. Mai più vissuto qualcosa di simile. Di diverso sì. Ma non quelle!
E fino a oggi credevo fossero solo invenzioni. Esagerazioni romantiche..
E il fastidio - tristezza?- che provavo ogni volta davanti alle immagini e ai racconti che film e libri ti propinano di amori che ti sconvolgono l'anima, ti rapiscono la mente, si impadroniscono del cuore. Tutte balle, dicevo. Mai provato niente di tutto ciò. Tutte fantasie. Se io non ho mai sentito nulla di questo.. be, è ovvio: è un invenzione romantica. Altrimenti perché? Perché non io? Perché gli altri sì e io no? Perché non riesco mai a innamorarmi? Perché mi volto e me ne vado?
Quanti perché sprecati.
Sarebbe bastato ascoltarla quella maledetta canzone. E ricordare.
A 16 anni si può amare davvero. Forse a 30 no. Magari nemmeno a 40. Ma 16 sono stata più vicino all'amore di quanto non lo sia stata mai più. Perché era ancora un sentimento libero da qualsiasi altro condizionamento. Non era influenzato da bisogni. Era libero.
Dalla curiosità. Dal bisogno di ribellione. Dal desiderio di autoaffermazione. Dalla voglia di scoprire. Libero dal bisogno di sfidare. E dal desiderio di approvazioni. Dalla necessità di indipendenza. Dal desiderio di crescita. Dal bisogno di stabilità. Dalla voglia di fuggire. Dal senso di dipendenza. Dall'insicurezza. Dalle troppe certezze. Dai sensi di colpa. Dalla ricerca di giustizia. Era ancora amore. E basta.
Ma 16 anni sono pochi. A 16 non lo sai. E Milano-Civitavecchia sembra una distanza incolmabile. Accidenti Alfredo! Ma perché incontrarci allora? Quest'anno ne compi 40.
Un compleanno. Una tappa per molti. Come vivi? Come stai? Chi sei?
Stavo per scriverlo e mi sono fermata. Ho fatto un giro su internet e mi sono comparse schermate con il tuo nome. Ti ho trovato subito. Ho riconosciuto anche tuo padre. Non è cambiato molto da allora. Sei su internet. Con il tuo lavoro. Quindi niente cognome qui. Non vorrei che qualcuno cercandoti. Ti trovasse qui. Con il tuo cuore rosso in mano e la scritta: ti voglio bene.
Io a te non l'ho mai mandato. It's a shame.

venerdì 23 maggio 2008

guardavo Prime, il film con Uma Thurman che si innamora del figlio della sua psicanalista (maryl streep)... accidenti se io incontrassi un Brian Greemberg che si innamora perdutamente...be, col cavolo che lo rispedirei al mittente.. solo perché ha 15 anni in meno, passa qualche sera di troppo davanti alla playstation e ogni tanto fa le cazzate di un 25enne??? bah... non vedo il problema..
e men che meno lo guarderei con sguardo materno rincontrandolo un anno dopo, ancora perdutamente, disperatamente e visceralmente innamorato... ma santo cielo! è ovvio è un film.. nella vita i Brian Greemberg si incontrano, ma solo per la parte che riguarda il bel faccino e il fisico tutta salute... manca il resto... acc..
e se per caso, sbadamente, incappi solo nel resto... in effetti, se al posto del fisico tutta salute c'è quello da "errore di fabbrica/istruzioni di montaggio sbagliate" e al posto del bel faccino un espressione da rospetto... no: fuori discussione.
I rospi non li bacio più... mai una volta che si trasformino in principe. E a quel punto passa tutta la poesia. Allora sì che sfoderi lo sguardo materno, di comprensione e indulgenza. Sì te lo dedichi tutto davanti allo specchio, insieme a una promessa: la prossima volta, meglio sola.
Bene. Comincio a familiarizzare. Adesso devo solo capire un paio di altre cose... tipo... come divido a capitoli, pagine... insomma un minimo di organizzaziooooone per non cacciarci dentro tutto alla rinfusa... sì ogni tanto quella piccola parte nascosta del mio segno zodiacale (vergine sigh :( sigh) emerge...
ok. eccomi qui, finalmente ci provo.. eccomi al primo post.
C'è anche la possibilità che io riesca a divertirmi.... mah